(Pubblichiamo di seguito la sintesi – ad opera della prof.ssa Lucia Gasparini – della lezione tenuta dal prof. Marco de Angelis nella prima parte del quinto incontro del seminario urbinate relativo alle hegeliane Lezioni sulla Storia della Filosofia. Tale incontro ha avuto luogo il 1º marzo di quest’anno. Ringraziamo la collega per l’ottimo lavoro svolto).
Sintesi
Il seminario incomincia con la presentazione di un quesito: “Qual è oggi lo scopo della filosofia?”. Il professore De Angelis parte da una sua esperienza personale; durante il convegno ad Urbino ha tenuto una relazione sul fine e la fine della filosofia, gioco di parole: in tedesco sono due parole diverse (Zweck,m.; Ende,f.) invece in italiano no, il fine e la fine, cambia solo il genere. Con Hegel la filosofia raggiunge il proprio scopo, il proprio senso, l’Assoluto che si conosce, l’Assoluto inteso come pensiero dell’essere umano, categorie che però non sono solo in noi, categorie come essere, sostanze con le quali interpretiamo il mondo. In qualche modo queste categorie devono essere anche nel mondo altrimenti non riusciremmo a capire la realtà, sono oggettive e soggettive, sono assolute, sono ovunque. L’Assoluto ha nell’essere umano l’autocoscienza, diventa consapevole di sé nell’essere umano, ciò è la filosofia. La filosofia non è altro che questo pensiero oggettivo (così lo definisce Hegel), un pensare oggettivo, quando non ci lasciamo prendere dalla nostra soggettività e facciamo scienza seguendo la logica. Differenza tra pensiero oggettivo e soggettivo, differenza tra episteme e doxa, la doxa è l’opinione, l’episteme è un sapere oggettivo. L’assoluto che diventa consapevole di sé in modo pieno, completo in “La scienza della logica” di Hegel, durante l’Illuminismo, periodo in un cui si capisce che nulla può essere accettato come tale se non superi l’esame del “tribunale della ragione” (Kant, “La Ragion Pura”). Il Sistema hegeliano è profondamente illuminista anche se Hegel supera l’Illuminismo per tanti aspetti ma certamente appartiene a quel periodo. Sono quasi contemporanei Kant, Fichte, Schelling, Hegel.
L’Assoluto diventa consapevole di sé, con la “Scienza della logica” si è raggiunto il fine della filosofia, cioè si comprende l’Assoluto, ma non la fine nel senso che la filosofia va avanti, quindi un fine logico ma non la fine temporale che consisterà nel capire bene questo, nell’insegnarlo alle prossime generazioni per realizzare quella che Hegel definisce l’”Eticità assoluta” ( cioè un mondo morale: valori assoluti fondati sulla ragione che corrispondono anche ai valori religiosi, la famiglia, il lavoro, lo Stato inteso come la comunità, vivere per gli altri). Ricordiamo che il giovane Hegel ha studiato la vita di Gesù, è partito dal cristianesimo, dall’amore. Tutto ciò si ricollega al fatto che la filosofia è qualcosa di attuale, si occupa del nostro vivere di oggi, dei problemi di oggi, la filosofia deve aiutare l’essere umano a superare i problemi attuali.
Un esempio di problemi attuali è la tragedia dei bambini che muoiono nel Mediterraneo, accenno fatto dal professore nella relazione del convegno ed è stato criticato proprio per avere inserito questo riferimento all’attualità, ritenuto da taluni fuori luogo in un contesto accademico. La domanda allora è: “La filosofia non dovrebbe interessarsi di un problema quale quello di bambini innocenti che muoiono?” “Questo non è un problema filosofico, non è forse un problema della nostra saggezza?”. La filosofia dovrebbe proprio mettere al centro tali questioni, poi chiaramente si eleva all’Assoluto, ma anche i grandi come Kant, Hegel si elevano al sapere assoluto partendo sempre dai “bisogni” più elementari degli uomini, tanto è vero che c’è sempre la parte etica, morale. Certo che per arrivare alla fondazione, al fondamento, Begründung – Grund (in tedesco), dal fatto storico bisogna elevarsi per trovare il principio, ma poi si torna sempre al fatto storico. È necessario rendere la filosofia vivente, non ridurla a un mero gioco intellettuale, senza presa sulla realtà; la filosofia non è questo. Bisogna interrogarsi su cosa sia la filosofia. Da dove nasce? Dal desiderio di conoscere, dallo stupore, dalla curiosità dell’essere umano, è l’amore del sapere, quello della filosofia non è soltanto un sapere teoretico, ma anche etico, che riguarda la saggezza, il modo di vivere degli esseri umani. Quindi quando i greci parlavano di filosofia non intendevano soltanto qualcosa che avesse carattere contemplativo ma anche una guida alla vita. Quando Socrate afferma “so di non sapere” non si vanta dell’ignoranza ma intende che il sapere è importante, ma non è il fine; il fine è che queste idee, questo sapere ci guidi in una vita saggia, equilibrata che porti armonia alla persona e alla comunità. Questo è l’ideale greco della filosofia, poi essa diventerà una disciplina accademica ma tutto ciò non appartiene all’essenza della filosofia. In questo assomiglia alla religione; la differenza è che la religione ha sempre un dogma che è fede e non si può indagare ulteriormente mentre nella filosofia s’indaga tutto, anche il principio primo. Però anche la filosofia come la religione tende a dare un orientamento che riguarda il futuro, possedere una prospettiva.
Ora proprio sull’orientamento, esempio della biblioteca che contiene tutti i libri del sapere, libri di matematica che è scienza a fondamento di tutto, la fisica, la chimica, la biologia, la psicologia, la sociologia….una biblioteca organizzata in modo sistematico con un ordine logico come se volessimo rispecchiare nella biblioteca lo sviluppo del mondo come lo conosciamo fino ad oggi. La filosofia dove viene inserita? La filosofia va alla fine perché è il mondo di domani, è una disciplina che sulla base delle conoscenze del mondo ci dà una prospettiva, un orientamento e lo fa come sistema perché essa mette insieme le varie scienze, cerca di comprenderne i principi fondamentali. Sulla base della filosofia, dell’amore per il sapere, amiamo quei libri ma non perché è un sapere fine a se stesso, bensì perché ci offre un orientamento, a noi come individui (etica) e alla nostra società (politica).
Allora come può un fatto drammatico, quale quello di bambini che muoiono nel Mediterraneo, non trovare una soluzione nella nostra società? E come non possiamo scandalizzarci di fronte a tali eventi? La filosofia deve dare un orientamento alla politica e oggi viene spesso vista come un mero esercizio intellettuale, talvolta così difficile da essere riservato solo a pochi specialisti. Invece la filosofia è quanto di più vicino alla vita, quanto di più generale possa esserci. La filosofia è un’illuminazione, una luce, un orientamento per il futuro della persona e della società .
È evidente quindi che la filosofia ha una responsabilità, è quella disciplina che deve guidare la comunità umana. La filosofia aiuta nella ricerca di un orientamento. Non si può vivere però seguendo solo delle regole intellettuali, fare in modo che il principio ispiratore delle proprie azioni sia valido per tutti in qualsiasi tempo, abbia una validità universale eterna non relativa. Marx offre col suo pensiero la prospettiva di una società nuova, un superamento del capitalismo, un progetto rivoluzionario che prevede il riscatto dell’umanità, forse l’ultimo ideale che l’umanità abbia avuto. In Marx c’è una prospettiva politica ma manca un fondamento etico.
In “La scienza della logica” di Hegel è presente quella dialettica che poi Marx riprenderà, la dialettica è la comprensione di uno sviluppo. In Marx ed Engels si ha una concezione materialistica della storia, che è una concezione evolutiva ed è in accordo col sapere delle scienze naturali. Marx, che si basava su Hegel, ha quindi una prospettiva di sviluppo della comunità umana. In Hegel è presenta la dialettica nella sua forma pura, non applicata, come farà poi Marx: la dialettica in sé come dialettica logica. La dialettica non è qualcosa che applichiamo ma qualcosa che siamo, noi siamo dialettici. Hegel nella sua Logica cerca di comprendere la dialettica delle categorie, dell’assoluto, una logica dello sviluppo. Per l’orientamento è molto importante capire in quale direzione va lo sviluppo, dato che tutto è sviluppo, la natura, la storia, la nostra vita e la chiave per la vita è comprenderne la direzione. L’essere l’assoluto, nel quale noi siamo, perché ad esempio facciamo parte di una comunità, di una famiglia, di uno stato, dell’universo, della natura, questo essere è sviluppo. Così anche il mondo nel quale agiamo è in continuo sviluppo. Lo studio della dialettica allora ci aiuta nell’orientamento che non è solo qualcosa che noi ci diamo, ma qualcosa nel quale noi siamo, la realtà stessa ha un proprio orientamento nella quale noi dobbiamo cercare di inserirci. Hegel parla di “grande necessità”, è una catena e noi siamo un piccolo anello dello sviluppo della storia ed è importante come gli altri anelli che la compongono. La dialettica del mondo dove va? Come possiamo noi inserirci oggi? La filosofia come può incidere nella realtà sociale? Con linguaggio kantiano ci dirigiamo verso uno stato mondiale, Kant scrive nel 1795 “Per la pace perpetua”, lo fa con linguaggio intellettuale per sottolineare l’importanza della creazione di uno stato mondiale. Anche secondo Hegel in questa visione kantiana manca qualcosa, non è riuscito a superare l’aspetto intellettuale del “dover essere”. La domanda è: Come ci si arriva a quel dover essere? La ricostruzione di Hegel è più vicina alla storia, la storia si sviluppa in modo da essere un susseguirsi di formazioni sociali nelle quali c’è sempre più libertà; con il progredire della consapevolezza della coscienza degli uomini, della storia della filosofia gli uomini tendono a darsi formazioni che corrispondono di più all’ideale di libertà. La storia è il progresso della libertà, pensiero ripreso anche da Croce che fa parte della concezione idealista. Il mondo della civiltà occidentale è caratterizzato dalla secolarizzazione di matrice illuminista. La storia è anche il costituirsi di comunità statali sempre più grandi perché gli esseri umani vogliono essere una comunità mondiale, c’è una tendenza all’unità. Un orientamento di tipo politico è quello di aiutare la società a raggiungere questo scopo. Lo stato ha precise funzioni: intervenire e aiutare, e la filosofia oggi deve aiutare la comunità umana ad avere un proprio orientamento; è necessario ripensare la filosofia come un’attività che serva a comprendere quali sono i propri scopi nella vita, ripensare le proprie relazioni umane, la propria partecipazione anche politica.
Per non ricadere nell’errore kantiano bisogna guardare alla realtà effettuale e oggi, grazie alla filosofia, almeno nel mondo occidentale ci si è avvicinati all’ideale di uno stato mondiale. Il mondo capitalista ha compreso parzialmente l’Assoluto come soggetto, soggetto individuale, la libertà individuale (il liberalismo), ci sono stati due grandi passi nella realizzazione storica dell’Assoluto (pensiero che attraverso la filosofia è diventato consapevole di se stesso), quello del mondo capitalista e della religione che contiene in sé una parte di razionalità, soltanto che si ferma a livello di rappresentazione.
Andare tutti insieme nella direzione di un superamento dialettico (Aufhebung) delle parzialità, delle verità parziali, verso quella che è una verità totale, assoluta che non schiaccia le altre perché le considera come proprie parti, una giustizia sociale che non schiacci le libertà dell’individuo.
Lo scopo della filosofia oggi: comprendere i limiti delle varie formazioni socio-politiche esistenti le quali spesso vengono in contrasto tra loro e guidarle pian piano verso quello che Hegel chiama lo Stato etico nel quale ogni persona possa realizzare il senso della propria vita.
(Prof.ssa Lucia Gasparini)