Oggi, 27 agosto 2018, ricorre il 248esimo anniversario della nascita di Giorgio Guglielmo Federico Hegel, il filosofo dell’amore.
Sì, è proprio così! Siamo stati abituati ad abbinare al nome ‘Hegel’ l’immagine di un filosofo severo, dogmatico, chiuso, lontano dalla vita, sicuramente anche importante, ma, diciamolo pure, antipatico e quasi disumano. Uno studio serio del suo pensiero, approfondito nella sua vita sin da giovane, ci rivela invece, come del resto spesso accade (l’apparenza inganna), un altro uomo, prima ancora che un altro filosofo. La decisione di dedicare la mia vita alla sua vita avvenne dopo la lettura della ‘Scienza della Logica’, testo difficilissimo, che mi fulminò sin dalle prime frasi. Avevo vent’anni, ero studente del secondo anno di filosofia a Napoli. Prima di questo testo avevo avuto contatto con Marx, ero uno dei tanti giovani di sinistra del movimento del ’77, e poi, per trovare sostanza filosofica più profonda di quella di Marx, con Kant. Ma neanche il grandissimo Kant mi aveva del tutto soddisfatto. Gli sfuggiva qualcosa ma a me, seppur giovanissimo, non sfuggiva che a Kant sfuggisse qualcosa! Poi grazie all’esame di Filosofia Morale del prof. Masullo arrivò, lei a me non io a lei, la lettura della ‘Scienza della Logica’. Ecco, avevo trovato quel che cercavo. La dottrina delle categorie di Kant, già ben impostata e rigorosamente articolata, tuttavia restava chiaramente soggettiva (il limite della cosa in sé), quindi non perveniva a quel che io allora inconsciamente, oggi consapevolmente, già sapevo: la ragione è nella natura, è qualcosa che le appartiene, quindi non può essere solo soggettiva, solo umana, ci deve essere ragione nel mondo, altrimenti come potremmo averla noi? Per me era ed è ancora evidente che, partendo da una posizione immanente, laica, atea, non si può spiegare lo spirito umano come scintilla di un ente trascendente, Dio, ma solo sulla base della natura. Da ciò deriva che tutto quel che siamo noi in qualche modo ci viene dalla natura. Per il corpo ciò è ampiamente dimostrato oggi dalle scienze naturali, ma per lo spirito, per la mente? La spiegazione la troviamo appunto in quel testo fondamentale di Hegel. La ragione, costituita dalle categorie (quindi essere, divenire, qualità, quantità, sostanza, causa ecc. ecc.), è qualcosa di vivo, di dinamico, di attivo, in una parola di creativo (la dialettica). Noi siamo essere razionali poiché possediamo come nostra essenza quella creatività che è presente dappertutto nell’universo, che in ogni momento produce miliardi di nuovi enti (atomi, molecole, pianeti, stelle, piante, animali, infine anche essere intelligenti) e che la religione attribuisce a Dio. Tale creatività è sì qualcosa di assoluto, ossia presente dappertutto, ma l’ente, di cui la ragione creatrice è l’essenza, non è un Dio trascendente, bensì l’essere umano (su questo pianeta come probabilmente, Giordano Bruno docet, su altri). Ma allora, ed ecco la grande, imperitura conquista hegeliana, Dio è propriamente l’Uomo!!! Ma se Dio è l’Uomo, ogni Uomo, ogni essere spirituale dunque, indipendentemente da sesso,colore della pelle, religione, etnia ecc. ecc. allora è all’Uomo e non a Dio che deve essere diretto tutto il nostro amore, tutta la nostra carica emotiva e sentimentale, è per l’Umanità presente e futura che vale veramente la pena di vivere e di operare! Ecco perché allora Hegel è il filosofo dell’amore!
Questa illuminazione folgorante di quegli anni fu poi da me approfondita e confermata ricostruendo l’intero percorso filosofico del Maestro, sin dal suo primo scritto, quando aveva appena quindici anni, una pagina di diario. Non mi meravigliò allora che da giovane egli avesse dedicato, con profonda ammirazione, tanti anni allo studio del Cristianesimo, scrivendo anche una ‘Vita di Gesù’. La sua logica cela in sé, infatti, tutto questo sfondo di studi religiosi, proprio incentrati sull’ideale dell’amore, che il giovane Hegel aveva individuato come l’essenza del Cristianesimo, assolutamente da salvare in un’epoca, quella illuministica, che ormai aveva posto le basi per la distruzione della religione, per la ‘morte di Dio’, com’egli stesso per primo (non Nietzsche, come erroneamente si crede) si espresse nello scritto del 1802 ‘Fede e Sapere’. Ma se Dio muore, non per questo deve restare il nulla (il nichilismo). La materia non è l’ultimo, non è il fondamento, l’ente supremo e ultimo è la ragione creatrice, il Logos, perché dove c’è materia, ci sarà sempre creatività, e tale creatività sarà formata per necessità dalle categorie, (dunque la materia avrà dappertutto qualità, quantità, causalità, identità ecc. ecc. le varie categorie), e tale Logos (secondo il linguaggio dei primi filosofi greci, in particolare di Eraclito), tale ragione del mondo, prima o poi tramite l’evoluzione (che Hegel capì, seguendo Schelling, ben prima di Darwin) verrà alla luce in un essere libero e cosciente, capace a sua volta di creare, ossia l’Uomo (non importa con quali sembianze corporee, magari diverso dall’Uomo della Terra, ma sicuramente un ente creatore). Insomma, il creatore, il vero creatore, è l’Uomo come risultato finale dello sviluppo del mondo (la causa finale aristotelica). Il senso dello sviluppo del mondo è l’Uomo, lo Spirito, come incarnazione della creatività assoluta presente nell’Universo.
Così Hegel, quando venne il momento di abbandonare gli studi religiosi per passare a quelli filosofici, portò in tale disciplina tutta quella carica di amore, di umanità che lo studio del Cristianesimo e in particolare del messaggio originario di Gesù gli aveva fornito. Pertanto il suo sistema trasuda amore da ogni parte, da ogni concetto, ma lo dobbiamo ‘sentire’ noi, dobbiamo essere noi in grado di capire al di qua dell’apparentemente arido linguaggio della logica il senso umano e profondamente etico ch’esso in sé cela.
Purtroppo questo lavoro di ricostruzione dell’intero percorso evolutivo di Hegel, che produsse veramente tanto nella propria vita pubblicando solo una minima parte di quel che scrisse, lo hanno fatto in pochi, anzi in pochissimi, per cui l’Hegel tramandato è spesso soltanto quello delle opere mature, dell’arida logicità concettuale, ma ciò non per colpa sua, bensì dei suoi maldestri interpreti.
Con la pubblicazione dell’edizione scientifica, finalmente completa e in buona parte anche tradotta in italiano, dell’intero corpus dei suoi scritti, anche di quelli, assolutamente fondamentali, del suo periodo giovanile, si apre però oggi una possibilità del tutto nuova di capire questo pensatore che sicuramente è alla base non solo della nostra età, ma dei secoli a venire. Come, infatti, Aristotele col proprio sistema sintetizzò i risultati del pensiero greco precedente, fornendo per secoli all’umanità un sistema filosofico di riferimento, così il sistema filosofico che sintetizza i risultati della filosofia moderna dal Rinascimento in poi è quello di Hegel. Fino a oggi, proprio per la sottovalutazione dei suoi scritti giovanili, non si è riusciti a capire l’immensità della sua opera nel fornire all’umanità, anche secondo il progetto kantiano del 1793, che Hegel prese a cuore e realizzò, una ‘religione razionale’, ossia una filosofia basata sull’amore e quindi in grado prima di affiancare, in futuro anche di sostituire le religioni nell’orientamento etico dell’umanità verso valori di libertà e socialità.
La situazione degli studi su Hegel è cambiata e si sta andando progressivamente verso una più profonda e fedele conoscenza del pensiero di questa immensa mente, capace di portare a sintesi l’intero sapere della modernità, non in modo puramente e solamente scientifico, ma anche secondo l’ottica dell’amore. Grazie, Maestro, per quest’opera immensa di cui sei stato capace e che ci hai voluto regalare!
http://www.filosofico.net/Antolog…/AntologiaH/hegel88mbs.htm
Marco de Angelis