Questo è il sito internet del Centro di Filosofia Europea ‘FILEUROPA’. In tal nome sono contenuti due concetti; Il concetto della ‘filosofia’ e quello di ‘Europa’. Ciò che li accomuna è il fatto che la storia della filosofia dai grandi classici greci fino ai pensatori tedeschi si è sviluppata sul continente europeo, in particolare in un movimento che da va sud-est (Grecia) a nord-ovest (Germania). Ciò vale almeno per la storia della filosofia intesa come disciplina metafisica tradizionale, quindi per quei classici che comunemente vengono ritenuti intramontabili nella storia di questa disciplina.
Naturalmente, occupandosi la filosofia dell’assoluto e, come filosofia morale, dei valori assoluti, essa ha poco a che fare col tempo e con la spazio, anzi proprio nulla. Essa è la disciplina di ciò che, se è vero, lo è sempre indipendentemente da qualsiasi fattore storico.
Nondimeno, pur avendo a che fare con l’assoluto e l’eterno, la filosofia si manifesta nel tempo e quindi in un certo periodo ed in un certo spazio. In questa sue manifestazioni temporali entra in gioco l’Europa. Il continente europeo, a partire circa dal VI secolo prima di Cristo, è stato in effetti il luogo della sua manifestazione. Non è il caso di approfondire la questione, per quale motivo proprio qui e non altrove, quanto piuttosto di capire se ci possa essere o meno un nesso logico relativamente a tale sviluppo della filosofia sul continente europeo. A tal proposito si pongono le seguenti domande: ha la filosofia influenzato in modo sostanziale il decorso storico dell’Europa e dei suoi popoli? Se sì, come? Ed oggi, c’è un qualche rapporto tra questa disciplina ed il difficile processo storico di unificazione europea?
A nostro parere c’è un profondo legame tra storia della filosofia e la formazione dei popoli europei. Tale legame acquista una sua visibilità chiara ed inconfutabile in almeno due momenti storici:
- il periodo dell’Illuminismo ed i decenni successivi nella parte occidentale dell’Europa (Inghilterra, Francia), che ha visto affermarsi il principio filosofico della libertà individuale;
- il periodo della rivoluzione comunista ed i decenni successivi nella parte orientale dell’Europa (Russia e paesi limitrofi), che ha visto affermarsi, anche se poi in seguito decadere, il principio filosofico dell’uguaglianza e dello Stato.
Vi è poi un terzo periodo, molto controverso e sicuramente dalle conseguenze umane negative e disastrose, ma che non può essere nascosto ad un’indagine storico-filosofica seria: il periodo del fascismo, che, sviluppatosi nell’asse centrale europeo costituito da Italia e Germania, ha cercato di trovare una sintesi tra individualismo liberale e statalismo comunista, senza peraltro in alcun modo riuscirci.
Quel che accomuna questi 3 periodi storici è il fatto che si sono sviluppati sul territorio europeo ed hanno cercato di impostare lo Stato e quindi l’intera vita etica dei cittadini su principi filosofici e non religiosi, come invece era avvenuto nel periodo precendente. Questo è già un primo importante punto di contatto tra la filosofia e l’Europa: l’Europa è il continente in cui la filosofia si è sviluppata e poi ha edificato Stati filosofici.
Ovviamente anche gli Stati Uniti d’America, si potrebbe obiettare, sono uno Stato a fondamento filosofico. L’obiezione è giusta, ma non tiene conto del fatto che la filosofia illuministica, base della costituzione americana, è stata elaborata in Europa e gli stessi attori, che poi l’hanno realizzata in quel continente, sono stati attori europei, emigrati in quel continente. Dunque gli Stati Uniti d’America vanno considerati come una propaggine del movimento storico-politico europeo, originatosi in Inghilterra e Francia, e non come un movimento storico-filosofico autoctono americano.
È quindi l’Europa il continente dove è nato il modo filosofico di impostare lo Stato, dunque il fatto che lo Stato non si basi su di un’autorità religiosa e divina, ma su di un concetto filosofico, su di una dottrina razionale.
Ora ledottrine razionali finora elaborate ed in parte realizzate non sembrano essere tali da realizzare nel modo migliore il principio fondamentale dello Stato, il suo asse portante: il rapporto tra l’individuo e lo Stato, tra il particolare e l’universale, per esprimerci in termini metafisici.
Nel caso della dottrina illuministica della libertà individuale e del liberismo economico, è sotto gli occhi di tutti a cosa questa abbia portato e cos’altro ancora di negativo ci sarebbe, senza l’opera di contrasto della concezione opposta, quella a sfondo socialista. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma anche dell’uomo sull’ambiente, è stata la conseguenza più grave di tale concezione. L’industrializzazione ed il capitalismo hanno sì portato crescita economica e benessere, almeno in alcune parti del mondo, ma hanno anche portato enormi catastrofi storiche, quali le due guerre mondiali, ed in linea generale una situazione mondiale basata sulla concorrenza e sul profitto, anziché sulla pacifica collaborazione tra gli Stati. Il capitalismo quindi con la sua filosofia basata sulla libertà individuale, non sembra essere in grado di condurre ad un equilibrato rapporto tra individuo e Stato, in quanto sia il rapporto dell’individuo rispetto alla comunità sia quello dello Stato individuale rispetto alla comunità internazionale degli Stati si fonda sull’egoismo e sul profitto proprio, il che alla fine genera inevitabilmente contrasti, dissidi, guerre.
Dall’altra parte anche il socialismo, almeno come ha preso forma in Unione Sovietica, non è riuscito a creare uno Stato basato su di un rapporto armonioso tra individuo e Stato. Qui è lo Stato che ha preso il sopravvento sull’individuo, schiacciandolo ed imponendogli una serie di restrizioni, che alla fine hanno generato una ribellione ed una reazione degli individui stessi contro lo Stato oppressore.
Ovviamente neanche ai due fascismi, per quanto cercassero di elaborare una nuovo rapporto tra individuo e Stato, è riuscita tale impresa. Essi hanno finito per vedere il senso della vita dell’individuo nel suo sacrificio per lo Stato, il che ha portato ad idolatrare lo Stato ed il Popolo, con conseguenze catastrofiche quali la militarizzazione della vita sociale, il razzismo ecc. Insomma, neanche in questo caso è riuscita l’armonizzazione tra individuo e Stato.
Questi fallimenti evidenti nel tentativo della filosofia di organizzare la vita sul continente europeo hanno condotto a delle tensioni enormi, che poi nel secolo scorso sono sfociate nelle guerre europee, a loro volta trasformatesi poi in guerre mondiali, a dimostrazione del fatto che comunque era sul continente europeo che si giocavano i destini del mondo. Ma tali fallimenti non sono imputabili alla filosofia tout court, la quale sarebbe incapace di fondare lo Stato, in quanto essa alla fine coincide con la ragione umana, quindi ciò equivarrebbe ad affermare che la ragione umana non è in grado di fondare la vita pubblica in modo armonioso, pacifico. Essi sono piuttosto imputabili al fatto che la filosofia e la ragione sono ancora allo stato iniziale, dopo secoli e secoli di fondazione religiosa degli Stati, per cui in questa prima, alla fine breve fase quasi sperimentale, essa ha messo in campo alcuni suoi concetti, alcune sue teorie nell’impostazione del rapporto tra individuo e Stato, che hanno mostrato i propri limiti ed errori, dai quali ora bisogna imparare.
Partendo dal tentativo, fallito, del fascismo di risolvere il problema del riporto tra individuo e Stato, libertà e disciplina, diritto e dovere, il suo errore fondamentale è stato l’averlo voluto fare ponendo come valore assoluto lo Stato (il popolo) rispetto al quale l’individuo doveva sacrificarsi. Nella mediazione tra i due poli, l’individuo del liberalismo e lo Stato del socialismo, il fascismo ha posto l’accento sul secondo, ponendolo come assoluto. E l’errore è stato proprio questo: il valore assoluto dello Stato infatti deve restare sempre l’individuo singolo, che è il termine primo ed ultimo, dal quale partire ed al quale arrivare. Lo Stato non ha un valore in sé, ma solo in quanto poi consente una vita etica ed armoniosa ai suoi membri, altrimenti non ha senso. Il che però non significa assolutamente che l’individuo singolo sia, egoisticamente parlando, la fonte di tutto, al contrario lo Stato, la comunità sono assolutamente imprescindibili e come tali da considerare come valori assoluti, ma solo in quanto essi poi agiscono in funzione degli individui, garantendo loro una vita serena, degna dell’essere umano.
Insomma, il rapporto tra individuo e Stato è molto più complicato di quel che sembri, ma alla fine ha una propria logica. Lo Stato è sicuramente un valore etico, in quanto gli individui devono cooperare al fine di creare una comunità forte, la quale però ha come senso della propria esistenza proprio il singolo, per cui l’amore e la dedizione, che il singolo individuo dona allo Stato, deve assolutamente avere un ritorno sull’individuo stesso, altrimenti non è più legittimato ad esistere. Insomma,a, l’individuo assume lo Stato come dovere etico assoluto, ma soltanto in quanto lo Stato, così rafforzato dall’impegno dei suoi singoli individui, a sua volta assume come dovere etico assoluto il servizio ai cittadini, l’assicurazione di un livello dignitoso di vita per chiunque indipendentemente da razza, religione, sesso ed altri connotati accidentali.
Questo tipo di rapporto dialettico tra individuo e Stato sembra che si sia iniziato a realizzare dopo la seconda guerra mondiale nelle socialdemocrazie del Nord Europa. Certo, sono Stati che ancora si ispirano all’ideale illuministico liberale e quindi al capitalismo, ma hanno assimilato molto la lezione del socialismo, per cui vi è un’ampia gamma di diritti sociali che attutiscono le conseguenze socialmente devastanti della concorrenza capitalistica. Questo modello nordeuropeo sembra riuscire a coniugare bene individuo e Stato, almeno nel modo migliore fino ad oggi sperimentato.
Questo modello potrebbe e dovrebbe essere il punto di partenza per un nuovo modo di impostare lo Stato, nel quale si realizzi quel rapporto dialettico di reciprocità tra i due poli. Il nostro Centro FILEUROPA intende sviluppare a livello di ricerca ed anche di didattica questi spunti di unificazione armoniosa tra individuo Stato, presenti nelle socialdemocrazie nordiche, individuandone i fondamenti filosofici e cercando quindi di elaborare una filosofia politica, la quale possa poi estendere tale regolamentazione armoniosa di quel rapporto all’Europa tutta, appunti ai nascenti Stati Uniti d’Europa. I quali poi a loro volta potrebbero diventare il modello filosofico di uno Stato armonioso valido quindi a livello globale, universale, quindi valido in sé dunque, indipendentemente dallo spazio e dal tempo.
Così torniamo al punto iniziale: nonostante la filosofia non abbia nulla a che fare con le determinazioni spazio-temporali,in quanto essa deve elaborare il vero in sé, che è eterno, nondimeno essa si manifesta nel tempo e nello spazio. La nostra idea, il nostro ideale, è che il vero concetto di Stato, lo Stato filosofico, nel quale libertà, eguaglianza e giustizia devono trovare il proprio armonioso equilibrio, possa essere realizzato negli Stati Uniti d’Europa e che tale missione costituisca il senso storico del popolo europeo.